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Scrivendo

La cotogna di Istanbul: il profumo del ricordo

24 Febbraio 2024
La cotogna di Istanbul - Il profumo del ricordo

Venerdì 24 febbraio 2012

Oggi ti racconto di quando dodici anni fa ho organizzato una serata con Paolo Rumiz e La cotogna di Istanbul. Eravamo a Buttrio, in Villa di Toppo Florio.
Ma parto ancora da più lontano, dal terzo anno all’università.
Per un esame molto interessante in Storia del giornalismo e delle comunicazioni sociali avevo letto Maschere per un massacro (Editori Riuniti) di Paolo Rumiz. Già all’epoca era introvabile e così me lo aveva prestato un’amica. Non è proprio il libro di Rumiz più “facile” da leggere, anzi, ti mette subito difronte a fatti cruenti e ben spiegati accaduti durante gli anni della guerra nella ex Jugoslavia. Una guerra che all’epoca conoscevo poco.
Quel testo sarebbe poi diventato uno dei principali titoli, assieme ad altri anche di Rumiz, della bibliografia della mia tesi.
Questo per spiegarti come e perché mi sono approcciata al lavoro di Rumiz.
Nel corso degli anni ho letto altri suoi libri, ed è stato sempre un piacere viaggiare con lui: mi sono lasciata accompagnare nei luoghi e nelle persone che incontrava.
Quando poi è arrivata La cotogna di Istanbul… che dire? Ho già detto molto di questo libro in questo articolo: vai pure a scoprirlo. Ascolta la musica e poi torna qua.
È una storia che leggi tutto d’un fiato, anche se spesso il fiato manca per la bellezza delle immagini che crea.

Poi un giorno

Poi un giorno del 2011 ho pensato che potevo organizzare qualcosa per presentare la mia “attività”: all’epoca avevo da poco aperto la partita iva e mi sembrava una bella idea far conoscere in un modo un po’ diverso dal solito il mio lavoro.
Penso e penso, e alla fine scrivo a Paolo Rumiz. Sì perché l’avevo incontrato l’8 novembre 2007 a “Fuorirotta”, un evento organizzato da vicino/lontano nell’atrio della stazione dei treni di Udine, e gli avevo fatto una domanda proprio su Maschere per un massacro. Forse lui aveva ritenuto che fosse una domanda “interessante” perché mi aveva detto «Se hai altre domande, scrivimi qua» e aveva annotato la sua email sul libro (che nel frattempo ero riuscita ad acquistare).
Così gli ho mandato quella mail e gli ho spiegato un po’ cosa mi sarebbe piaciuto fare. E lui ha detto che andava bene.

Cartolina La cotogna di Istanbul - Il profumo del ricordo
Cartolina La cotogna di Istanbul – Il profumo del ricordo

Allora ho iniziato a organizzare

Ho scelto Buttrio perché per me tutto è cominciato a Buttrio: i primi passi, le prime parole pronunciate e poi quelle scritte. Tutto, da quando avevo 1 anno a quando ne ho avuti tanti di più, ha avuto inizio a Buttrio. Ho avuto la fortuna di partire tante volte per viaggi, per studio e per lavoro, ma alla fine sempre a Buttrio tornavo.
Mi è sembrato naturale organizzare lì questa serata. E Villa di Toppo Florio è il palazzo storico, artistico e culturale che più identifica e rappresenta l’intero Comune, anche fuori dai suoi lievi confini.

Ho scelto La cotogna di Istanbul (ed. Feltrinelli) per i motivi che un po’ vi ho già raccontato nell’altro articolo. E un po’ perché il libro tocca molti tasti importanti della mia vita. E un po’ perché nel suo cammino ci accompagna in alcune città che ho reso mie con pazienza e curiosità: Sarajevo, Vienna, Atene, Istanbul e Trieste. E un po’ perché ci porta dentro il linguaggio e ci mostra come si arricchisce grazie alle migrazioni delle persone e di come la lingua stessa sia viva e in continua evoluzione.

L’immagine che ho scelto per questa serata è la Vijećnica: la Biblioteca Nazionale di Sarajevo.
La biblioteca è il luogo per eccellenze dove vengono custoditi i libri, e La cotogna di Istanbul è un libro.
Inoltre, volevo ricordare il bombardamento del 25 agosto 1992, quando la Vijećnica fu colpita e incendiata dalle milizie serbe che assediavano la città: non era un obiettivo militare, si voleva colpire e distruggere uno dei tanti simboli della storica convivenza multireligiosa della Bosnia ed Erzegovina.
Lì dentro riposavano milioni di libri, giornali, documenti, incunaboli e manoscritti antichi che testimoniavano i secoli di vita di tutti i cittadini di Sarajevo e di tutte le fedi qui esistite.
Anche questo tentativo di genocidio culturale perpetrato ai danni della Bosnia ed Erzegovina durante gli anni della guerra è moralmente fallito, infatti, durante i bombardamenti e rischiando la loro vita, i sarajevesi hanno tentato di spegnere con secchi pieni d’acqua il fuoco che bruciava le sale, i mobili e i libri: perché volevano salvare la Storia della loro città e della loro Nazione.

Quello che noi, cittadini europei, non abbiamo capito allora e stentiamo a comprendere adesso
è che in quelle fiamme è bruciata anche la nostra Storia, il nostro Diritto,
la nostra Europa, la nostra idea di Civiltà.

Il profumo del ricordo

L’olfatto è il senso che più di tutti scatena nella mia mente i ricordi: è incontrollabile e imprevedibile, ma altrettanto preciso e immediato. Quando meno te l’aspetti, l’olfatto ti fa viaggiare indietro nel tempo: un ingrediente in un piatto, un fiore in una stanza, la polvere in una cantina, e altri centinaia di profumi che giacciono silenti nella nostra memoria e all’improvviso vengono percepiti e svegliati, riportando a galla dal passato immagini e parole ad essi collegati.
Leggendo La cotogna di Istanbul, e tornando con la mente nei luoghi che raccontava, i ricordi erano così potenti che si è spesso innestato il percorso inverso: dal ricordo ho ritrovato il profumo ad esso associato.

E così, la sera di venerdì 24 febbraio 2012, Paolo Rumiz è arrivato a Buttrio con il treno, da Trieste. E abbiamo chiacchierato. Mentre in sala non volava una mosca, e alle nostre spalle calava il sole sulla pianura.
Poi abbiamo brindato con il Riesling prodotto nel Kahlenberg vicino a Vienna e abbiamo pensato a Max e Maša, mentre dentro di noi cantavamo Žute dunje e negli occhi brillava il riflesso del Bosforo.
Insomma, è stata una serata indimenticabile. E sono tanti i profumi che me la ricorderanno.

La foto della Vijećnica è di Lorenzo Fauvette.

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