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Leggendo

Ricordi istriani

29 Agosto 2023
Ricordi istriani di Giani Stuparich

Un anno di scuola


Lo scorso autunno noto fra i libri in esposizione alla libreria Vecchiet di Cormons Un anno di scuola di Giani Stuparich. Non lo conosco. E non so come mai attira la mia attenzione. Si tratta di una nuova edizione della collana “Storie” della Quodlibet.
Lo prendo fra le mani, leggo la quarta di copertina. Poi leggo la seconda di copertina.
E infine lo porto a casa con me.

Siamo nella Trieste del 1909: sono anni in cui Trieste brilla di una luce che sarà poi oscurata per sempre dall’attentato del 28 giugno 1914 a Sarajevo. Tornerà a splendere, anche di più, ma mai riavrà quella luce.
Questa Trieste, con la sua eleganza e la sua sicurezza, si respira nelle vite dei ragazzi dell’ottavo anno del ginnasio che si troveranno in classe la prima ragazza ammessa nel loro liceo comunale, il “Dante Alighieri”. Inutile dire che questa studentessa sconvolgerà l’equilibrio del gruppo e gli umori di tutti i suoi compagni.
Accade quello che accade in ogni classe liceale: accade l’amore, l’idea di amore o il pensiero di amare. Nella delicatezza, nella fragilità e nella scontrosità di quella età.
Poi gli anni del liceo finiranno, e le loro vite proseguiranno, nonostante i patemi e i drammi vissuti.

Un anno di scuola di Giani Stuparich - copertina del libro
Un anno di scuola di Giani Stuparich

Alla libreria Minerva

Il libro mi è piaciuto talmente tanto che quando lo scorso marzo vedo Ricordi istriani (edito quest’anno sempre nella collana “Storie” della Quodlibet) in vetrina alla libreria Minerva di Trieste, entro e lo compro.

Ricordi istriani di Giani Stuparich - copertina del libro
Ricordi istriani di Giani Stuparich

I ricordi sono un concentrato di felicità e nostalgia, non solo per il tempo dell’infanzia e dell’adolescenza che (quando Stuparich scrive nel 1961) è trascorso da una vita, ma anche per il dolore quotidiano legato alla “perdita” della terra dove quei ricordi sono nati e vissuti: l’Istria.
Sono tanti brevi racconti che fermano nel tempo le estati trascorse sul mare, con i loro ritmi e le loro regole diverse dai mesi in cui si viveva in città. Sono estati a cavallo di due secoli. Sono racconti che mantengono vive figure andate nel tempo, come i nonni, i genitori, gli amici, il fratello Carlo e tante altre persone che si sono impresse nella sua memoria. E che impariamo ad amare anche noi.

(C’è anche un «signor Sabbadin: un vecchio contadino capodistriano». E io mi chiedo se esista ancora il «podere del nostro bravo contadino! Quale bellezza tra gelsi e viti e alberi da frutto». Chissà…)
I ricordi su cui tesse la trama arrivano fino al 1914, l’anno in cui scoppia la Prima Guerra Mondiale, e tutto cambia. Sono ricordi che poi si mescolano a pensieri e considerazioni che Stuparich elabora nel corso della sua vita, e a viaggi che compie in età adulta.
Quando finisce la Grande Guerra il mondo è cambiato, Trieste e l’Istria sono italiane.
Quando finisce la Seconda Guerra Mondiale il mondo è stravolto, e da lì a poco l’Istria non sarà più Italia.
Ma nei suoi ricordi permane quanto vissuto, il suo immaginario persiste, e il dolore per quella “perdita”, per quel cambiamento lo accompagnerà tutta la vita. Così tanto che, in occasione di un volo sull’Istria fatto nel primo dopoguerra, scrive «davanti a quella carta dell’Istria i miei occhi si velavano di commozione. Mi rivedevo bambino. La mia terra! È come una foglia gentile che galleggia sul mare.»

Nelle parole di Stuparich trovo una visione personale di tanti luoghi che ho visitato, di luoghi che non ci sono più, e di luoghi che hanno cambiato nome, e (più volte) anche la bandiera. E un po’ trovo anche la nostalgia che provo io quando penso alle mie estati da bambina e da adolescente. Altra epoca e altri orizzonti, certo, ma la spensieratezza e la consapevolezza di tutta quella “normalità” sono le stesse.

Edizione del 1964

E infine ti racconto anche queste due storielle.
Poche settimane fa, mi trovo PER CASO nei pressi della libreria Dedalus, in via Torrebianca a Trieste. Altro luogo del cuore. È una grande libreria dove puoi trovare una vasta scelta di libri nuovi e fuori catalogo a metà prezzo, e una interessante esposizione di libri di seconda mano, anche datati.
Quando sto per pagare, vedo vicino alla cassa una piccola colonna composta da alcune copie di un libro: Ricordi istriani di Giani Stuparich, a cura di Anita Pittoni, una edizione del 1964 edita dallo Zibaldone.
Fermi tutti.
Si tratta di una edizione realizzata in mille copie «da distribuire in premio ai giovani più meritevoli delle scuole medie della città (…), con l’augurio che il libro possa far apprezzare ai giovani la grandezza morale dell’autore, figlio fedele dell’Istria, grande soldato, maestro e scrittore, che in tutti i modi ha onorato la sua piccola e la sua grande Patria» scrive Antonio Fonda Savio in seconda pagina.
Ecco, la copia che ho fra le mani è la numero 680 di 1.000.

L’altra storiella.
Quest’inverno, Cinemazero ha organizzato la rassegna “Raccontare la frontiera” dedicata al regista Franco Giraldi. Tre erano i film restaurati che è stato possibile rivedere al cinema: La rosa rossa, La frontiera e… Un anno di scuola.

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