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Festivalando Filmando

Trieste Film Festival – 33^ Edizione

13 Dicembre 2022
Trieste Film Festival 2022

Trieste Film Festival – gennaio 2022

Prendersi e partire è sempre una buona cosa. Alle volte è un libro a portarmi lontano, altre volte una musica, un profumo, una pietanza, un ricordo. Mi capita di partire anche con un film: di tornare in posti conosciuti o di scoprirne di nuovi.
Il Trieste Film Festival è un appuntamento imperdibile per questo tipo di viaggi: è il principale festival cinematografico italiano dedicato al cinema dell’Est Europa.
L’offerta che propone è sempre diversa e articolata, e spazia anche nelle mostre, nella musica, nei convegni, nel cibo: è difficile partecipare a tutti gli incontri!
Nell’edizione numero 33, lo scorso gennaio, mi sono piaciuti molto il film Deset u pola del regista bosniaco premio Oscar Danis Tanović e il documentario Bobi Bazlen – Con uno zaino pieno di libri del regista triestino Giampaolo Penco.

Deset u pola

Danis Tanović vince nel 2002 l’Oscar e il Golden Globe per il miglior film straniero con il film No man’s land: un film che racconta con sarcasmo e senza retorica la guerra in Bosnia ed Erzegovina. Deset u pola (che più o meno si traduce “metà di dieci”) è una commedia ambientata nella Sarajevo del 2020: la trama, le amicizie, le inimicizie, le famiglie, il lavoro e i social network ruotano attorno ai ćevapčići (se non sai cosa sono: significa che non li hai mai mangiati e mi dispiace per te!). Diciamo che deset è la normale porzione di ćevapčići (dieci ćevapčići in un piatto), mentre deset u pola è un po’ la moda dei turisti stranieri che a Sarajevo chiedono metà porzione…
Anche in questo film si vede sullo sfondo la guerra dei primi anni Novanta: non viene sbandierata né urlata, anzi, la cogli se ci fai attenzione. Ma c’è. Un po’ come la quotidianità bosniaca: sono passati trent’anni, la guerra è finita, ma certe cose non passeranno mai.

Bobi Bazlen – Con uno zaino pieno di libri

Altra musica, altra luce, altro tempo. Giampaolo Penco racconta Roberto Bazlen attraverso le persone che l’hanno conosciuto e vissuto. Parlano attraverso i ricordi, le fotografie, le sue parole, i libri che ha pubblicato, gli autori che ha scoperto e i libri pubblicati da altri. Parlano di lui anche attraverso Trieste, prima che la abbandonasse: questa città che l’ha visto nascere nel 1902 (negli ultimi anni dell’Impero Austro-Ungarico) e che gli ha dato una formazione mitteleuropea che sarà fondamentale nella sua vita (dalla conoscenza della lingua tedesca ai primi approcci con la psicanalisi). Roberto Bazlen lascia la città nel 1937, affermando che non ci sarebbe più tornato.
Con uno zaino pieno di libri è proprio l’immagine che ti lascia il film. Non ti rimane impresso il suo volto, perché lui non voleva apparire, ma ti rimane in testa quello che è diventato il suo scopo nella vita: pubblicare libri.

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