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Leggendo

Un altro mare

1 Giugno 2023
Un altro mare - Claudio Magris (copertina del libro)

Quando cercavo un altro libro

Alcune settimane fa sono entrata in uno dei miei nuovi posti del cuore a Trieste. Sapevo della sua esistenza già da un po’, ma, vuoi per un motivo vuoi per l’altro, ho iniziato a frequentarlo da poco. Parlo della libreria antiquaria Zuckerman in via Rismondo, fra il tribunale e la sinagoga. Il nome già ti suggerisce che tipo di articolo vende principalmente: oltre a quell’articolo, ci sono libri meno antichi, cartoline, foto, videocassette, cartine, giocattoli e oggetti vari (ma proprio vari). Tutto di seconda mano. Tutto con una o più vite alle spalle.
Insomma entro nel negozio, mi guardo un po’ in giro, esploro la sezione che mi interessa, ma non trovo quello che cerco. Vado dalla titolare e chiedo il titolo per cui sono lì.
«L’ho venduto un’ora fa. Vedo se ne ho un’altra copia.»
“UOT?” penso: lì dentro ci sono migliaia di libri, e un’ora fa è entrata una persona che ha comprato l’unica copia che cercavo io?!
Lei controlla. Io ho gli occhi sgranati.
Lei conferma. Io acquisto un altro libro.
Il tempo passa, e per caso sono di nuovo in zona una settimana più tardi. “Chissà – mi dico – potrebbe averlo riacquistato”. Ritento.
Mi va male.
Allora mi avvicino alla sezione di “Trieste e dintorni” e trovo titoli che in effetti il venerdì prima non c’erano! Due di questi mi ipnotizzano: gli occhi fanno uno zigzag fra le due coste. Era ovvio che appartenevano alla stessa persona: il primo parlava all’altro e viceversa.
Ci metto un po’ prima di decidermi. La verità è che non sapevo se ero pronta ad affrontarli.

Poi li prendo

La prima cosa che faccio una volta seduta al caffè è controllare se ci sono dentro biglietti o tracce della vita precedente del libro.
In uno ne trovo.
È un articolo di giornale. De “Il Piccolo”, ne sono sicura: la firma è di Alex Pessotto. Non c’è la data, ma parla degli appuntamenti organizzati a Gorizia in occasione del centenario della morte di Carlo Michelstaedter, quindi è della prima metà dell’ottobre 2010.
Il prezzo sulla copertina è in lire. Il libro è del luglio 2000.
C’è anche il timbro di un book crossing di una sartoria di Muggia. Altro passaggio. Sorrido.

Libro di Carlo Michelstaedter e articolo dell'ottobre 2010
Libro di Carlo Michelstaedter e articolo dell’ottobre 2010

Ma io sono qua per parlare dell’altro libro

Prima edizione del settembre 1991.
Lo inizio con un certo timore reverenziale che ogni tanto si ha quando ci si avvicina ad alcuni autori. Il timore se ne va leggendo, e lascia spazio all’ammirazione.
Il libro si fa ascoltare con una dolcezza disarmante. Leggo questa biografia romanzata sulla vita di Enrico Mreule ed è come se i tasselli di un puzzle prendessero il loro posto: persone, luoghi, fatti, parole e visi studiati in questi anni per gli articoli scritti hanno disegnato un quadro. Completo.
È in fondo la storia di un dolore che probabilmente non ha mai trovato pace. In mezzo c’è la vita, più vite. In mezzo c’è un confine: il mio* confine, quello che prima non era mai esistito, e poi è comparso, quello che prima era invalicabile, poi permeabile e ora trasparente. In mezzo c’è un mare, il mio* mare, il mare Adriatico, Jadransko more, quello che Predrag Matvejević definiva il mare dell’intimità. In mezzo c’è una lampada fiorentina che, in fondo, non ha mai smesso di illuminare il ricordo degli occhi scuri di Carlo.

Pausa caffè

Ho letto Un altro mare nelle pause caffè di queste settimane, quasi sempre al Giardinetto Cafè di Cormons. Anche questa mattina ero lì, seduta in giardino, stavo conquistando le ultime pagine, completamente assorta, quando in strada si ferma un’auto: lo sportello si apre e parte un “Maracaibo Mare forza nove Fuggire sì, ma dove Za za” a un volume esagerato. Ovviamente ballo sulla sedia e rido, mentre continuo a leggere.
Poche righe dopo il libro avrebbe preso quella piega che crepa il respiro, ma in quell’attimo anche “Maracaibo” è stato parte del libro: “mare forza nove, fuggire sì” era proprio l’inizio di tutto quel dolore, di quel mare (un mare “altro”, rispetto all’Adriatico) attraversato da Enrico per andarsene da Gorizia.

* Con “mio” non intendo un possesso: intendo la vicinanza nello spazio e nel tempo.

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