Questo errore è visibile solamente agli amministratori WordPress

Errore: Nessun feed trovato.

Vai alla pagina delle impostazioni del feed di Instagram per creare un feed.

Scrivendo

Un traghetto per Patrasso

25 Febbraio 2024
Un traghetto per Patrasso

Mercoledì 25 febbraio 2004

Mercoledì 25 febbraio 2004 scendevo da un traghetto della Anek Lines a Patrasso. Erano le 6 del mattino. Ci ero salita il lunedì prima, verso le 18.00, a Trieste.
Immagina la scena. Qualche minuto prima di sbarcare, alla reception della nave, io avevo addosso un mega borsone, uno zaino e due borse a tracolla. Mi avanzava una valigia bella pesante. Non avrei mai potuto portare fuori tutto da sola in un unico “viaggio”. Così chiesi aiuto a un marinaio che gentilmente prese in mano la valigia e si diresse verso l’uscita alla velocità della luce. Io dietro come uno sherpa cercavo di tenere il suo passo (invano). Una volta lasciata la valigia sul molo, si è dileguato in un nanosecondo. E io sono rimasta lì, con lo stesso problema di pochi minuti prima: troppe borse da portare assieme.
Nel giro di pochi minuti il molo si è svuotato.
La luce del mattino era già luce.
Io dovevo raggiungere la strada e trovare un taxi.
Porto il borsone dieci metri in là. Lo lascio lì. Torno indietro, prendo la valigia e faccio venti metri. La lascio lì. Torno indietro, prendo il borsone, e così via finché non sono arrivata sulla strada. A quel punto ho atteso un taxi.
Quando è arrivato, ho detto con orgoglio Kαλημέρα, Πανεπιστήμιο Πατρών, παρακαλώ che sarebbe “buongiorno, Università di Patrasso, per favore”. Da notare l’assenza di verbi: non era proprio una frase di senso compiuto!
Il tassista comunque mi comprende e inizia a parlare in greco. E io con tristezza Συγνωμη, δεν καταλαβαίνω “scusi, non capisco”, e lì cala il silenzio.
Questa è la mia prima ora a Patrasso.

Nelle ore successive sarei diventata a tutti gli effetti una studentessa dell’Università greca: era il mio Erasmus.
Comincia così questo periodo di vita e di studio in questa terra che non avevo mai toccato se non con il pensiero e con i libri.
La Grecia è più del suo mare, della sua luce, del suo vento. È più della sua gente, della sua musica, della sua storia. È più del suo cibo, del suo vino, del suo tempo.
Se avessi fatto l’Erasmus a Lisbona o a Parigi, o a Francoforte o non so dove sarebbe stato altrettanto intenso: avrei amato e vissuto ogni città allo stesso modo.
Però sono andata a Patrasso. L’ho scelta io, certo, forse cercavo le radici di quella parte di me racchiusa nel mio nome. Quel nome che deriva dal greco antico Κοριννα, un diminutivo del sostantivo κορη che significa “fanciulla”. Quindi Corinna significa “fanciullina”.
Ho trovato quella parte? Sì, perché in qualche modo penso di essere nata in Grecia, molto prima di me, e molto prima dell’idea di me (ti avevo parlato di un viaggio dei miei genitori in Grecia).
Sono proprio nata in Grecia, la punta dei Balcani.

    Lascia un commento